Poetry

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venerdì 25 gennaio 2013



Giù le mani da mio padre Ezra Pound








Nel 2009 ha avuto la sorpresa di trovare sul «New York Times» un commento sulla crisi dei mutui che si apriva riportando dei versi scritti da suo padre all'alba della Seconda guerra mondiale: «Con usura nessuno ha una solida casa». Versi maturati su teorie economico-politiche che, dopo aver ispirato il suo appoggio al fascismo, contribuirono a far rinchiudere per 13 anni Ezra Pound nel manicomio criminale di Washington. Teorie che ora l'America rivaluta come intuizioni profetiche contro lo strapotere di una finanza apolide, refrattaria alle regole e non compassionevole. «Una piccola rivincita», la citazione giornalistica, nella patria che aveva bandito il poeta come un traditore. Liberandosene con una condanna alla pazzia (mai diagnosticata, comunque). Oggi sfoglia un dossier di riviste italiane e si accorge che, sempre nel nome di suo padre, cresce «la marea nera del terzo millennio»: il movimento CasaPound. Nei resoconti si parla di «iniziative sociali e culturali» promosse dal network dell'ultradestra (lotte per casa, maternità e agroalimentare autarchico), ma anche di «raduni organizzati con disciplina marziale» da una «santa teppa» che si distingue per «bomber di pelle, teste rasate e bandiere dalle simbologie gotiche».
E osserva su Internet una sequenza di video che riassumono il gusto per certe «pratiche guerriere» di questi militanti che, quando «ballano prendendosi a cinghiate», esprimerebbero solo un «vitalismo futurista», mentre invece per qualcuno le loro sarebbero delle «mimetiche prove di violenza». Mary de Rachewiltz, figlia dell'Omero americano del Novecento, riflette sulle contraddizioni del doppio ritorno poundiano. Poi si concentra sugli ultimi ritagli, e si sfoga con sgomento. «Questo è un altro modo di mettere Pound in una gabbia, com'era quella del Disciplinary training center di Pisa dove fu segregato, la Guantanamo del 1945. Un danno enorme, perché nasce da una distorsione del significato del suo lavoro e rischia di comprometterne ancora un pieno riconoscimento critico. Un abuso, perché così lo si relega in una dimensione ambigua che va oltre il reazionario, verso una cifra regressiva. E perché lo si indica, a ragazzi dalle menti confuse, come un profeta tanto più affascinante in quanto pericoloso e proibito». Per l'erede del poeta, insomma, «non si può restare sul diplomatico», nel giudicare coloro che pretendono d'essere i «nipotini di Pound». L'hanno elevato a oggetto di un culto a sfondo quasi mistico-esoterico. E l'hanno inserito tra gli antenati ideali rievocando a mo' di slogan alcune sue frasi «più o meno fiammeggianti pescate qua e là senza logica» dalla stagione in cui sostenne Mussolini. Che «per mio padre fu un momento di frattura molto complesso». E che perciò andrebbe riconsiderato, secondo lei, sulla base di variabili spesso trascurate.
A partire dalla sua visione della storia perché, spiega, «a lui interessava l'etica più che la politica, e di Mussolini diceva che avrebbe voluto educarlo e che era stato distrutto per non aver seguito i dettami di Confucio». È una difesa che la signora de Rachewiltz, traduttrice e filologa dell'opera paterna che vive a Tirolo di Merano, si concede con disagio. Essendo parte in causa, per lei dovrebbero essere gli anglisti che hanno a cuore la memoria di Pound a «battersi contro certe indebite appropriazioni». Ma decide di intervenire, anche se il terreno è scivoloso, per offrire qualche indizio di ricerca a quanti vogliono addentrarsi in una «questione tormentata e carica di ipocrisie». La sua traccia d'esordio riguarda i malintesi sul rapporto America-Italia da parte di coloro che sostengono di voler recuperare Pound. Chi, da sinistra, emancipandolo dalla «radiazione» decretata nel dopoguerra e presumendo che avesse rinnegato le proprie idee. Chi rivendicandolo alla destra, magari quella estrema di CasaPound. Spiega: «Ci si dimentica che furono gli italiani, e intendo i fascisti, i primi a non fidarsi di lui. La sua filosofia sociale — e adesso si ammette che non era lontana dalla dottrina di Keynes — era scaturita da una folgorazione mentre studiava le carte fondative del Monte dei Paschi e vagheggiava un'Italia antiborghese in grado di recuperare la tradizione e rinnovare il Rinascimento. Sognava un Paese che rifiutasse il capitalismo trionfante in America, dove per lui erano stati stravolti i valori dei Padri Pellegrini, basta scorrere il suo libro Jefferson and/or Mussolini per sincerarsene. Voleva una gestione morale dell'economia, attraverso l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e del processo del denaro che produce denaro, ossia il divinizzato mostro dell'usura che è motore dei circuiti finanziari... Sraffa lo invitò a parlarne alla Bocconi, nel 1933, ma dubito sia stato capito».
Ancora, aggiunge la figlia di Pound, «erano sempre italiani i partigiani che lo prelevarono a Rapallo urlandogli traditore e che avrebbero potuto fucilarlo, se non avesse chiesto di essere consegnato subito alle forze americane. Lui parlò con assoluto candore e sincerità perché aveva la coscienza pulita, del resto non aveva mai tratto vantaggi dalla dittatura né fatto male ad alcuno. Si era esposto fuori da ogni zona grigia perché era nella sua natura libera da conformismi difendere ciò in cui credeva. "I stand exposed", aveva scritto già da giovane. Ma ormai era in moto la macchina giudiziaria che l'avrebbe stritolato senza nemmeno un processo». E qui si annoda un enigma dell'amletismo poundiano. Il poeta, racconta Mary, che con la madre Olga Rudge lo seguì fino alla morte a Venezia, nel '72, era «un uomo dalla fierezza gentile, un altruista estraneo a qualsiasi forma di violenza». Caratteri testimoniati pure da Eliot, Joyce, Hemingway e tanti altri che beneficiarono della sua generosa intelligenza e amicizia. Restano però, e pesano come imbarazzanti corpi di reato, i testi delle sue trasmissioni da Radio Roma e rivolti a Usa e Gran Bretagna nella stagione dell'ultimo fascismo. «So bene quello che disse perché ho fatto pubblicare in America tutte le trascrizioni integrali», racconta la figlia. «Per giudicare i suoi discorsi radiofonici — aggiunge — bisognerebbe mettere come tara la radicalità di uno che predica un'utopia da no-global ante litteram, che vede intorno a sé il rischio dello sfacelo e si sente "formica solitaria tra le rovine d'Europa". Aveva detto: "È dovere di ognuno tentare di immaginare un'economia sensata, e tentare di imporla con il più violento dei mezzi, lo sforzo di far pensare la gente"».
Fu vittima di un abbaglio? «Stando alla lezione impartita dalla crisi di questi mesi, pare di no. Non del tutto. Le sue invettive nascondevano piuttosto una forma di ira ingenua, espressa a volte in forme furibonde. Voleva arrivare al paradiso possibile, alla città eterna... Aveva una visione dantesca ed era molto critico verso Roosevelt, che era sceso in conflitto con l'Italia, e verso i finanzieri di Wall Street (e, faccio notare, che cosa dice in questi giorni il presidente Obama contro le banche?), in larga parte ebrei, ciò che favorì l'accusa di antisemitismo. Accusa ingiusta e basta pensare che i suoi più cari amici erano appunto ebrei — Aldo Camerino, Giorgio Levi, Manlio Torquato Dazzi e tanti altri — senza contare che nessuno di noi sapeva nulla della Shoah... Va considerato che Pound era un poeta, e quando un poeta si arrabbia pronuncia frasi terribili, sragiona, e lo stesso Dante bestemmiava contro la sua patria... Era tempo di guerra, una guerra che le parole dei poeti non potevano fermare. Non letteratura e propaganda ci voleva, ma saggezza». Dunque, Pound riteneva di non aver fatto nulla di male, di aver esercitato un «diritto alla protesta» sancito dalla Costituzione americana, «che voleva salvare nei suoi valori originari assieme alla cultura dell'Europa». Ma come giudicò se stesso, a posteriori? Si pentì? «Riconobbe i suoi sbagli, certo, e ci sono i frammenti poetici della vecchiaia a dimostrarlo: "Ammettere i propri errori senza perdere la rettitudine"... "Un uomo che cerca il bene e fa il male". Ma senza rinnegare se stesso o il fascismo in quanto tale, perché non era affar suo. E neppure poteva ritrattare la sua convinzione che il fascismo, allora, andasse bene in Italia, restando in fondo convinto di aver fatto una cosa giusta: era stato il primo a capire il dramma, sociale e culturale, al quale avrebbe portato una certa economia...».
«Nei suoi ultimi dieci anni di vita — conclude Mary de Rachewiltz — non parlò più con nessuno, e con noi familiari appena il necessario. Ora, siccome per la legge americana chi sta muto si dichiara innocente, quel silenzio poteva essere interpretato come una dichiarazione d'innocenza. Ma pentirsi di errori di giudizio non significa rinnegare. La realtà era più complessa: mio padre si era reso conto che non riusciva a farsi capire. "Il silenzio è la voce di Dio", mi disse il prete di San Giorgio dopo aver celebrato il suo funerale. Evidentemente, se continuano a fraintenderlo, quella sua lunga pausa non è bastata».
Marzio Breda
01 aprile 2010  Fonte: Repubblica.

EZRA POUND: L'ECONOMISTA.

«La Banca beneficia dell’interesse su tutta la moneta che crea ex nihil (dal nulla)»
Attualissimo, Pound aveva compreso il circuito usuraio per cui se fittizia è la creazione iniziale di moneta, reale invece è l’indebitamento dei popoli che chiedono l’aiuto delle grandi banche, dovendo poi restituir loro denaro vero più gli interessi maturati sul debito stesso......  (da Biglietto da visita) di E. Pound.




Ezra Pound è stato una controversa figura di poeta, di intellettuale e di profetico economista. Tentò senza successo di far accettare e mettere in pratica  le sue teorie economiche da Benito Mussolini di cui fu un ingenuo ammiratore, ma è ricordato soprattutto per le sue opere letterarie che segnano l’inizio di una più moderna poesia che rompe con il passato. Era anticapitalista (un precursore dei no-global) e antimarxista. Riteneva che fosse lecito imporre con la forza concetti e ideali che avrebbero portato alla nascita di una umanità migliore.
Pound, convinto che la figura del poeta non possa astrarsi dalle circostanze in cui si trova a vivere, individua nel conflitto tra economia e finanza la chiave di volta del «mondo moderno» e dedica perciò ampia parte della sua letteratura e della sua poetica alla riflessione sul tema. Il fulcro del conflitto, raffigurato come riproposizione della disfida tra guelfi e ghibellini di dantesca memoria, è rappresentato dall’usura: all’argomento il poeta ha dedicato, oltre al Canto XLV dei suoi Cantos, due libri: Abc dell’Economia e Lavoro e Usura.
Il pensiero economico di Pound può essere brevemente riassunto nei seguenti postulati:
  • Il denaro non è una merce, ma una convenzione sociale;
  • Il lavoro non è una merce, ma fondamento della ricchezza ed il modo più logico per distribuire ricchezza è distribuire lavoro;
  • Lo Stato dispone del credito, non è quindi necessario che si indebiti.
La somma di queste tre proposizioni è nello strumento della moneta, nella cui funzione Pound individua il centro dei problemi di un'economia reale sempre più dipendente dalla finanza, quando in realtà questa dovrebbe essere per lui nient’altro che uno strumento a sostegno della prima. Per Pound era inconcepibile che le banche potessero creare denaro dal nulla attraverso semplici operazioni contabili.
A causa di questo capovolgimento nei rapporti di forza, anche il lavoro (e di conseguenza l’economia di cui il lavoro è base imprescindibile) risulta vincolato alle decisioni prese da coloro che Pound definisce daneistocrati, ovvero individui che fondano il loro potere sul diritto di prestare denaro.
Se quindi è nel denaro il carattere di ingiustizia, per Pound è dal denaro che deve partire un progetto di riforma: riprendendo l’idea di Silvio Gesell, propose di tassare non i cittadini produttori, sul cui lavoro si regge la prosperità della Nazione, ma il denaro stesso, ponendo ogni mese una marca da bollo pari ad un centesimo del valore nominale delle banconote ed ottenendo così i seguenti effetti:
  • allo Stato, senza alcuna spesa di riscossione e senza alcuna possibilità di evasione fiscale, sarebbe garantito un reddito pari al 12% annuale della massa monetaria
  • le banche verrebbero ridotte a meri intermediari finanziari, perché non potrebbero rinchiudere il denaro nei propri forzieri, pena perdere tutti i propri averi in 100 mesi;
lo Stato riacquisterebbe sovranità monetaria, garantendo un'adeguata emissione.

Da quanto sopra descritto, non si puo’ certo non notare l’attualità delle teorie di Pound, riferite alla odierna situazione economica. Basti pensare a quanto proprio oggi si parli della “finanza” come elemento deteriore che si occupa dei cosiddetti “derivati”. Credo che Pound  stesso sarebbe stupito dell’esattezza delle sue previsioni e sarebbe assai contristato di assistere al crollo del Monte dei Paschi di Siena.
Pound aveva molti amici ebrei e la sua difesa radiofonica del fascismo durante la repubblica di Salò, fu frutto dell’ingenuità propria della grande anima del poeta che non sempre  ha la vista acuta sulla realtà ma si dimostra sempre oltremodo generosa, infaticabile e quasi eroica nel difendere i propri alti ideali. Se Ezra Pound avesse soltanto sospettato gli orrori che si perpetrarono nei lager nazisti, sicuramente avrebbe compreso a quali nefandezze possono giungere i regimi totalitari e li avrebbe condannati e combattuti con la stessa tenacia, purezza, forza.

domenica 20 gennaio 2013

TU NON SAI



ALDA MERINI



 Tu non sai: ci sono betulle che di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.

Pensa che in un albero c'è un violino d'amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.


Te l'ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.

venerdì 18 gennaio 2013

VOGLIAMO ANCHE NOI THOMAS SANKARA'


Mentre scrivo, su RAI 3 stanno trasmettendo la storia di Tomas Sankara. Mentre ascoltavo questa storia, di come ha cambiato il suo paese, di come si è accorto dello strapotere della finanza internazionale che riduceva alla fame il suo popolo imponendo tasse durissime e speculando sull'enorme debito così prodotto e autoalimentato mi sono commosso e nello stesso tempo ho riconosciuto la genialità di questo uomo e ho pensato che cio' che accadde nel Burkina Faso sta accadendo anche da noi in Italia. 
Come tutti gli eroi del nostro tempo anche Sankara' ha pagato con la vita  il suo immenso amore verso il suo popolo e i passi da gigante che come suo primo presidente ha fatto fare al Burkina Faso come suo primo presidente.


« Il debito pubblico nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo assoluto, di coloro i quali hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso. » (Thomas Sankara all’Organizzazione dell'Unità Africana)

L'obiettivo di Sankara era la cancellazione del debito internazionale: cancellazione ottenibile soltanto se richiesta all'unisono da tutte le nazioni africane. Non ebbe successo. Gli riuscì invece l'obiettivo di dare due pasti e 10 litri di acqua al giorno a ciascun abitante.
Soppresse molti dei privilegi detenuti sia dai capi tribali, sia dai politici, e attraverso dichiarazioni e gesti molto chiari, applicò con grande coerenza le sue idee. Ad esempio:
  • Il suo governo incluse un grande numero di donne, condannò l'infibulazione e la poligamia, promosse la contraccezione. Fu il primo governo africano a dichiarare che l'AIDS era la più grande minaccia per l'Africa.
  • Fece costruire centri sanitari in ogni villaggio burkinabé (l’Unicef definì la campagna di vaccinazione effettuata sui bambini, la più grande registrata nel mondo) e cantieri per opere idrauliche, creando un Ministero dell’Acqua.
  • Sua madre e i suoi collaboratori viaggiavano sempre in classe economica e a ranghi ridotti nelle visite diplomatiche;
  • Vendette la maggior parte delle Mercedes in forza al governo e proclamò l'economica Renault 5, automobile ufficiale dei ministri.
  • Volle costruire la "ferrovia del Sahel", una linea che collega Ouagadougou al confine con il Niger, nonostante molti economisti non lo ritenessero un progetto redditizio. Tale opera, successivamente ampliata, costituisce tuttora la principale via di comunicazione del Paese.
  • Durante un suo discorso all'ONU il 4 ottobre 1984, avanzò la richiesta di sospensione di Israele e di espulsione del Sud Africa dalle Nazioni Unite che all'epoca deteneva in prigione il leader carismatico Nelson Mandela, simbolo della lotta contro l'apartheid.
Se qualche nostro politico vuole qualche suggerimento su come si governa un paese , a cominciare dalla vendita delle mercedes del governo (in Italia "auto blu") per finanziare la sanità ed il welfare. All'importanza da dare alle donne nel governo del paese, alla sua chiara percezione della dittatura della alta finanza e del neo-liberismo che riduce in schiavitù popoli e nazioni, non ha che da scegliere: leggere i suoi discorsi ed imitare i suoi esempi e la sua dignità e moralita'.....

Biblio.

  • Thomas Sankara, I discorsi e le idee (a cura di Marinella Correggia, introduzione di Thomas Sankara), Sankara, 2006. ISBN 88-900-5724-6
  • Alessandro Aruffo, Sankara. Un rivoluzionario africano, Massari, 2007
Per sottoscrivere la petizione che chiede giustizia per Thomas Sankara': ecco il link

martedì 15 gennaio 2013

Il MoVimento che vanta innumerevoli tentativi di imitazione




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L'avvicinarsi delle elezioni sembra aver scatenato la corsa a chi riesce a copiare (male e selettivamente) le proposte del Movimento 5 Stelle.
Roberto Maroni afferma che, se eletto, abolirà i contributi ai gruppi consiliari. Noi del M5s riteniamo che i rimborsi ai gruppi debbano essere strettamente limitati alle sole spese di funzionamento documentate con giustificativo fiscalmente idoneo. Non si possono tagliare i contributi ai gruppi, perché senza questi i consiglieri non potrebbero lavorare, a meno che l'obiettivo di Maroni sia proprio il blocco dei lavori del Consiglio Regionale. La demagogia e il populismo non rimetteranno in moto la Lombardia. Con l'obiettivo che le cariche pubbliche tornassero ad essere giustamente retribuite il Movimento 5 Stelle ha presentato un anno fa la proposta di legge Zero Privilegi, raccogliendo ben 12000 firme rimaste lettera morta.
Umberto Ambrosoli propone l'utilizzo di Liquid Feedback per «Costruire il progetto per amministrare la Lombardia, definire le linee guida che dovranno segnare lo sviluppo della Regione e individuare le priorità dell'azione di governo sono tappe di un percorso da condividere con i cittadini». Conoscendo lo strumento, abbiamo dubbi che lo scarso tempo a disposizione permetta di raggiungere un obiettivo così ambizioso.
In Lombardia, come già in Sicilia, Liquid Feedback, congiuntamente ad altri strumenti di partecipazione collettiva, sono di uso quotidiano per i cittadini che aderiscono al MoVimento in quanto strumenti di lavoro, condivisione e partecipazione. Il Programma Regionale, che è in corso di ultimazione, è stato elaborato e votato a partire da ottobre 2012 con incontri e votazioni sia online sia durante assemblee aperte.
Siamo contenti che le novità per le quali ci battiamo da anni stiano facendo breccia anche nei partiti tradizionali. Ma abbiamo difficoltà a credere che essi condividano il nostro obiettivo principale, cioè cambiare la politica attraverso azioni concrete, che ricordiamo in un breve elenco, a vantaggio di chi ci copia :
  1. Rappresentanti eletti come portavoce. Il Movimento 5 Stelle ha sempre dichiarato che le elezioni non costituiscono una delega in bianco e proprio attraverso strumenti quali Liquid Feedback i cittadini potranno continuare a partecipare al processo politico ed amministrativo pubblico, indirizzando i voti dei loro rappresentanti.I Portavoce eletti, nel rispetto delle regole del Movimento, chiederanno la riconferma del mandato ai propri elettori e si impegneranno a non superare 2 mandati.
  2. Cittadini Incensurati. I candidati del Movimento 5 Stelle hanno la Fedina Penale pulita, nello spirito della Proposta di Legge Parlamento Pulito, anch'essa rimasta lettera morta.
  3. Utilizzo della rete per rompere l'egemonia informativa "addomesticata" della televisione. Molti politici si stanno promuovendo online o hanno dichiarato di volerlo fare con risultati alterni. Su questo medium, infatti, le idee vanno avanti, chi non le ha lo usa a senso unico come strumento di propaganda e non di confronto con i cittadini.
  4. Politica a costo zero ovvero rifiuto dei rimborsi elettorali ed autoriduzione dello stipendio, come recentemente messo in atto dai Portavoce del MoVimento in Sicilia. In questo restiamo tristemente soli. Alcuni si fanno certificare i bilanci, ma anche i contributi ai gruppi della Lombardia erano certificati dalla Corte dei Conti, con i risultati che sappiamo.
  5. Primarie per i candidati. Nel MoVimento 5 Stelle le primarie sono totali, non esistono quote riservate, chi presenta i requisiti richiesti (fedina penale pulita e certificazione di identita') si può proporre liberamente ed essere votato per ogni appuntamento elettorale e senza possibilità di manipolazione dei risultati da parte di nessuno.
Altre importati innovazioni non sono invece recepite dalla partitocrazia: il rispetto del limite dei mandati, le liste pulite (si vedano i diversi inquisiti plurivotati nelle primarie del PD o i frutti del dibattito parlamentare di questi mesi), e la partecipazione attiva dei cittadini alle scelte amministrative.
Noi continuiamo a guardare avanti, a proporre nuove idee e a comportarci coerentemente ai nostri principi, gli altri rincorrono faticosamente